Addio al ct dell'Italia mundial
Era il 'papà', più che il commissario tecnico, della nazionale coampione del mondo nel 1982. Friulano, aveva messo a frutto da allenatore federale l'esperienza maturata da calciatore in serie A nel Torino, nell'Inter, poi nel Catania. Era arrivato anche in nazionale, ma una sola volta: ma l'azzurro sarebbe diventata la sua casa - 104 panchine, record! - accanto a Bernardini prima, da ct della nazionale poi, fino al trionfo nei mondiali di Spagna '82.
Quattro anni prima, in Argentina, un'altra partecipazione alla Coppa del Mondo che suscitò entusiasmo non solo in Italia, con il quarto posto e la soddisfazione dell'unica sconfitta inflitta ai padroni di casa poi campioni del mondo.
Di poche parole, refrattario ai proclami e allo show televisivo, Bearzot seppe costruire negli anni un gruppo solidissimo, che trovò nelle polemiche legate alla deludente prima fase disputata a Vigo, la 'molla' per reagire e andare a vincere a sorpresa un Mondiale fino a quel momento dominato da un Brasile fra i più forti di ogni epoca e dall'Argentina di Maradona.
Rossi: "A lui devo tutto, per me è stato come un padre"
"Enzo Bearzot e' stato uno dei grandi italiani del '900, su questo non ho dubbi". Paolo Rossi trattiene a stento commozione e lacrime, al telefono con l'ANSA, nel raccontare il suo dolore per la scomparso del Ct campione del mondo nell'82.
"Per me è stato come un padre - dice Paolo Rossi, cui Bearzot diede fiducia fino all'esplosione del goal nella parte finale del mondiale - io a lui devo tutto, senza di lui non avrei fatto quel che ho fatto. Era una persona di una onestà incredibile e un tecnico di grande spessore. Incarnava la figura dell'italiano popolare, e anche se non è stato uno scienziato o un artista, rimarrà nella storia dei nostri grandi del secolo scorso".
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